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BENDE E INIZIAZIONI


di SweetMaster2023
02.10.2023    |    718    |    0 7.1
"Senza aspettare oltre, Edoardo mi infilò il cazzo spingendolo forte tutto dentro, tenendolo poi infilato fino in fondo, fermo..."
Anna era la mia schiava totalmente sottomessa, ma una volta al mese aveva il diritto di organizzare lei la serata e di dominarmi a piacere, facendomi fare tutto ciò che voleva. È una gran brava ragazza, sarda, alta circa 1.65 m, capelli corvini e occhi neri lucenti, viso non bello, a parer mio, ma molto espressivo, dai lineamenti definiti. Già dallo sguardo molto dolce si vede subito che è una persona affidabile, educata, portata alla risata, anche ironica e spiritosa, conoscendola, ma di indole molto sottomessa al maschio.
E’ anche molto intelligente, e dopo la laurea in ingegneria a Cagliari, si era trasferita a lavorare al nord, dove ci conoscemmo, visto che la sua bellissima isola non le offriva purtroppo molte opportunità di lavoro qualificato.
Il suo corpo era ai tempi bellissimo, tonico, con due belle tette sode e un culo muscoloso e prominente, da sballo. La sua cifra, comunque, era una spiccata sincerità e onestà intellettuale, che si esprimeva anche nelle piccole cose, e un’accettazione aperta, onesta, quasi sconcertante della propria istintività sessuale, in qualunque forma, anche bisessuale. Era la prima sera che organizzava lei la serata, io mi adattai di buon grado come le avevo promesso.
Quando arrivammo a casa del tipo, conosciuto da lei tramite una chat su internet, salimmo le scale e prima di suonare il campanello mi bendò gli occhi con la sua sciarpa nera di seta, in modo che non potessi vedere quasi nulla; in realtà mi restava un piccolo spiraglio inferiore che mi servì per sbirciare almeno dove mettevo i piedi.
Ero già in tiro quando suonò il campanello, mi eccitava che non mi avesse detto nulla di nulla di come si sarebbe svolto l’incontro, e di dover obbedire a qualsiasi sua fantasia.
“Seguimi tenendo la borsa”, mi disse quando si aprì la porta.
Lui, il complice contattato su internet, ci accolse con una voce giovane, non molto sicuro di sé ma accogliente: “Benvenuti! Piacere, Edoardo. Entrate e accomodatevi pure in sala, torno subito”.
Avanzai incerto lungo il corridoio, e guidato da lei raggiunsi il salotto in fondo: Anna mi fece rimanere in piedi in un punto per me indefinito, poi si appartò con lui lasciandomi solo per un attimo. Tesi l'orecchio ma non sentii i due parlare, in compenso dopo qualche attimo la sentii gemere: cercai di trovarla con le mani e scoprii che era poco distante, rivolta verso di me. Cercai di baciarla ma la sentii dondolare in avanti, e non riuscii subito a trovarle la bocca. La troia si stava già facendo scopare, e lui la stava prendendo da dietro, dandole colpi forti, profondi, veloci, facendola infine gridare, dal che capii che anche lui, come me, doveva essere ben dotato, visto che Anna è abituata al mio calibro e non si sarebbe certo scomposta per un pene piccolo.
Andai a cercarle la figa con una mano e accarezzai sia la clitoride sia la sua verga, che stantuffava veloce, e i testicoli a seguire: li afferrai delicatamente e poi applicai una certa pressione, sentendoli duri e gonfi. Lo sentii mugolare forte. Poi, arretrando un poco, diedi sostegno ad Anna, che rischiava di cadere in avanti per quanto lui la sbatteva forte: ci baciammo con una intensità inusuale, le lingue vogliose si intrecciarono e ci versammo colate di saliva in bocca reciprocamente, bevendo tutto. In altre circostanze, l’avrei menata per bene, prendendola a ceffoni, tirandole forte i capelli e strizzandole crudelmente i capezzoli, come sapevo piacerle, ma quella sera non mi era permesso prendere alcuna iniziativa, per cui mi limitai a sorreggerla fino a che la sentii venire intensamente sotto i colpi di lui, che evidentemente era andato anche a stimolarle la clitoride. Anche Edoardo, rantolando rumorosamente, venne dentro di lei, ovviamente nel preservativo.
Mi lasciarono qualche minuto da solo come un idiota, mentre loro si baciavano e accarezzavano senza ritegno accanto a me. Dopo aver chiesto con voce fioca dove diavolo fossero finiti, mi arrivò il primo ceffone in pieno viso, dalla nota mano di Anna: più rumoroso che altro, ma mi fece nuovamente eccitare.
“Ti aiuto a spogliarti, alza la gamba”, mi ordinò dopo avermi slacciato la cintura e aperto in vita i pantaloni.
“Adesso giù, in ginocchio!”, mi disse ruvida all’orecchio. Obbedii e mi ritrovai davanti a lui: sentivo l’odore del cazzo e capii che voleva che glielo prendessi in bocca. Prima ancora di aver tempo di reagire, lui me lo spinse dentro a fondo, prendendomi la testa e forzandomelo in gola. Non era grosso come il mio ma poco ci mancava, per cui feci fatica a succhiarlo, non riuscii a prenderlo tutto dentro, nonostante le sue forti spinte e malgrado cercassi di lubrificarlo con la saliva.
Sputai fuori aria e saliva con tipico rumore di soffocamento ripetuto.

Anna mi prese allora per i capelli e mi staccò dal pene di Edoardo, poi mi tirò due ceffoni dei suoi dicendomi, con tono deciso e severo, inusuale per lei:“Prendilo tutto, non fare storie!”, e mi spinse di nuovo contro di lui.

Lo spompinai a lungo, leccandogli anche i testicoli, fino a che lei mi fermò: pensavo che ne avesse abbastanza, invece dopo un attimo mi ritrovai col culo del maiale in faccia:“Leccagli il culo, adesso!”, mi incitò lei.

Ebbi un momento di sconcerto e pensai di sottrarmi a quell’ordine così perentorio: non mi piaceva affatto l’idea di leccare il culo a un uomo, mi faceva assolutamente schifo anche solo pensarci, e per un attimo fui sul punto di alzarmi.

Il colpo arrivò preannunciato da un sibilo che tagliò l’aria, e la cinghia, impugnata da lei, mi colpì non solo la schiena, ma anche il fianco, lasciando un segno rosso del quale ebbi contezza solo il giorno dopo. Mi bruciò tremendamente, Anna sapeva essere molto crudele quando si faceva trasportare dal gioco.

Nemmeno il tempo di riprendermi dallo stupore, che ne arrivò un secondo, poi un terzo, via via sempre più forti. Per tentare di sottrarmi al dolore, stavolta severo, mi rotolai su un fianco, ma le braccia di lui me l’impedirono; Anna allora mi afferrò saldamente per un orecchio e, tirandolo forte, mi riavvicinò la faccia alle natiche di lui.

Cedetti e mi piegai a leccargli l’ano, infilandoci bene dentro anche la lingua fino a che riuscii, e notando nel contempo che, per facilitarmi il compito, lui si teneva le natiche aperte con le mani. Mi sentivo molto umiliato, ma questa sensazione mi piacque inaspettatamente molto. Capii anche che Anna nel frattempo gli era passata davanti e gli stava succhiando il cazzo: allungai le mani per toccarle i bei seni passando sotto i testicoli di lui, e lei me li offrì sporgendoli leggermente in avanti. Avrei voluto andare anche a toccarle la vulva, ma la posizione me la rendeva troppo lontana, e desistetti.

Andammo avanti per almeno 10 minuti, con il nostro complice estasiato per le attenzioni che riceveva da entrambi sui due fronti, poi Anna mi ordinò di mettermi alla pecorina sul divano, e mi aiutò a piazzarmi bene, facendomi alzare il culo e incitandomi a protenderlo in fuori; sentii le sue dita entrarmi bagnate di olio per lubrificarmi bene l’ano, prima una, poi due, poi tre… gemetti. Quando sentii la cappella di Edoardo appoggiarsi al buco del culo ormai pronto e desideroso, mi aspettavo che entrasse subito, invece indugiò a lungo a sfiorarmelo:
“Dillo che sei una troia da inculo!”, mi chiese stavolta lui.
“Sono pronto, ho voglia di cazzo”, sussurrai.

Mi arrivò uno schiaffone violento sulle natiche, inequivocabilmente da parte di lui.
“Più forte”! Devi dirlo più forte!”, mi ordinò Anna.
“Fammi prender il cazzo, porca!”, dissi ad alta voce quasi gridando.

La sua mano mi afferrò i capelli e mi spinse la testa sulla figa bagnata, visto che nel frattempo si era spostata davanti a me con le gambe divaricate. Mi tolse anche la benda, probabilmente voleva che vedessi io stesso come ero messo e quanto fossi porco e sottomesso.

Quando era il suo turno di comandare, Anna di solito mi apriva con un grosso fallo di plastica che mi faceva molto male e che si divertiva a spingermi dentro fino a che poteva, facendomi anche urlare, ma un cazzo vero non lo avevo mai preso prima.
“Rompigli il culo!”, la sentii dire quasi gridando. Era evidentemente molto, molto eccitata.

Senza aspettare oltre, Edoardo mi infilò il cazzo spingendolo forte tutto dentro, tenendolo poi infilato fino in fondo, fermo. Lanciai un grido, soffocato dalla pressione di lei che mi spingeva la figa sulla bocca: mi sentii impalato bene, e una volta superato il momento di intenso dolore, iniziai a succhiarle la clitoride con impegno, alternando colpetti sulla punta a leccate profonde che andavano a raccogliere tutto il suo succo abbondante che ne fuoriusciva. Un Paradiso!

Dopo circa 10 minuti che il porco mi montava a fondo, iniziai a sentir bruciare il culo in modo insopportabile, anche perché probabilmente la lubrificazione aveva perso la sua efficacia e il preservativo iniziava a fare troppo attrito con le pareti del retto:
“Ti prego, fallo smettere!”, la supplicai, ricevendone in cambio solo un altro sonoro ceffone. Mi guardava dritto negli occhi con una faccia tra il divertito e il severo, completamente estasiata dallo spettacolo del suo uomo che si lasciava inculare senza ritegno.

“Devo andare in bagno a fare pipì, aspettatemi un momento, torno subito”, disse dopo un momento, più rivolta a Edoardo che a me. Mi aspettavo di avere quindi una pausa anche da lui, che invece continuò a darmi dentro il cazzo come se nulla fosse successo; al ritorno, lei prese di nuovo posto davanti a me e mi premette di nuovo la figa in faccia. Scoprii che in toilette non si era affatto pulita, e che ora la sua vagina sapeva di urina mista a succhi di desiderio: pulii bene tutto mugolando di piacere, mentre il porco dietro accentuò ulteriormente la frequenza e l’intensità delle spinte, evidentemente eccitato dallo spettacolo cui assisteva.

Venni masturbandomi il cazzo da solo, completamente inculato e felicemente schiavizzato da entrambi. Nemmeno a quel punto, però, si fermarono, e quando finalmente si stufarono, dopo altri minuti che mi parvero interminabili, avevo veramente il culo in fiamme, tanto che trassi piacere persino dall’estrazione del pene, oltre che dalla pausa che ne seguì. Edoardo però non era più venuto quindi, infoiato allo spasimo, mi tolse di mezzo rudemente, facendomi cadere dal divano, e si precipitò a montare la troia, baciandola con foga e dandole dei colpi molto profondi, facendola gridare ad ogni spinta: li sentii venire, a distanza di pochi secondi uno dall’altro, emettendo entrambi forti gemiti di piacere.

Lei inarcò la schiena, come le succedeva solo in occasione degli orgasmi più intensi, e squirtò fuori ancora altra urina, mentre gli spingeva il pube contro la bocca, avendo lui ormai terminato la penetrazione. In quel momento le tenni la mano, segno di estrema complicità, ma forse lei non fu in grado di esserne consapevole, persa com’era nel suo momento di gioia.

Dopo alcuni minuti di pausa e riposo, lui si accomiatò per andare a sua volta in bagno: al ritorno notò con stupore che ci stavamo già rivestendo:
”Ma aspettate, bevete qualcosa e giochiamo ancora un po’ insieme, no!?”
“Gabriele vuole andarsene subito, mi spiace… io sarei rimasta volentieri”, gli rispose Anna.
“Sono stanco e devo ancora guidare a lungo per tornare a casa”, cercai di giustificarmi io; in realtà provavo un profondo senso di vergogna e, istintivamente, non vedevo l’ora di rimanere solo con la mia donna, accoccolati sul divano a casa, ad ascoltare musica e accarezzarci dolcemente, riprendendo il mio ruolo di maschio e di padrone assoluto che caratterizzava il novanta percento del nostro rapporto.

Quella fu la prima volta che Anna mi fece prender cazzo, non certo l’ultima: nei successivi incontri non fu mai più così accondiscendete verso la mia vergogna, e non appena fu più sicura di sé, mi costrinse sempre a rimanere fintanto che lei, o gli altri presenti, fossero completamente appagati, anche a costo di prendermi per le orecchie e darmi un sacco di ceffoni per tentare di rimettermi in ginocchio a loro disposizione. In quel modo riuscì poi sempre a condurre lei la serata fino in fondo.

L’ho amata molto, Anna: le sue squisite seadas, il pane Carasau, l’EVO squisito che le arrivava puntualmente dalla terra natia, la completa sottomissione e l'estrema crudeltà con cui mi trattava quando le era consentito, con quel viso da angioletto che mi faceva impazzire; tutto ciò, e molto altro, me la fanno rimpiangere ancora oggi. Una femmina da sogno che sa soddisfare completamente qualsiasi uomo.

Considero oggi un vero peccato essermi poi innamorato di un’altra e averla dovuta lasciare, ma... è la vita!
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